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DECARBONIZZAZIONE DELL'EUROPA
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La decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento in Europa è argomento del dibattito sul clima del 2020.
Oggi, la climatizzazione degli edifici e la produzione di acqua calda sanitaria rappresentano metà del consumo energetico annuale dell’UE, e un terzo delle sue emissioni di CO2.
Dalle energie rinnovabili alla ristrutturazione degli edifici, c’è una pressione crescente per implementare soluzioni sostenibili. Ma nonostante l’impennata delle nuove tecnologie, l’Europa finora sulla decarbonizzazione non decolla.
Eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2030
Finché i termosifoni e gli scaldabagni alimentati a combustibili fossili continueranno a essere prodotti, venduti e installati nelle nostre case, è difficile pronosticare un futuro a zero emissioni di carbonio per l’Europa.
I combustibilifossili continuano a generare oltre l’80% dell’energia termica in Europa, con le caldaie a gas a fare la parte del leone.
Molti paesi vogliono invertire questa tendenza, promettendo il passaggio alle energie rinnovabili e a tecnologie neutre dal punto di vista delle emissioni di carbonio, come le pompe di calore, che a lungo termine ridurrebbero le bollette energetiche.
Ma i progressi sono lenti, poiché la continua produzione di tecnologie e infrastrutture a combustibili fossili rende l’adozione di nuove tecnologie sempre più difficoltosa.
Il problema principale è che le soluzioni pulite sono svantaggiate rispetto alle tecnologie a combustibili fossili. Attualmente, è più costoso sostituire una caldaia a gas con un sistema più efficiente piuttosto che sostituirla con un’altra caldaia a gas. Gli incentivi finanziari in Europa non sono sempre presenti e gli installatori non sempre conoscono le alternative.
Quando le soluzioni verdi non sono incentivate attivamente, è improbabile che i consumatori cambino prodotto.
Inoltre, installare una nuova caldaia a gas oggi significa che quel prodotto sarà in uso per una media di 10-20 anni, di fatto andando a consumare una parte di quel “budget di carbonio” che dovremmo lasciare ai settori dove le tecnologie per ridurle non sono ancora competitive, come le emissioni dei processi industriali.
Infine, gli scienziati hanno fatto i conti, ed è emerso che non abbiamo molto tempo per ridurre le emissioni di carbonio: se vogliamo decarbonizzare il riscaldamento, è chiaro che abbiamo bisogno di un approccio olistico che affronti tutti questi problemi assieme. I sistemi di riscaldamento meno efficienti dovrebbero essere gradualmente eliminati dal mercato UE, e l’ultima caldaia a combustibile fossile dovrebbe essere venduta non più tardi del 2030.
Efficienza energetica, energie rinnovabili e pompe di calore
Il passaggio a sistemi di riscaldamento a emissioni zero deve andare di pari passo con la ristrutturazione degli edifici.
Le pompe di calore non solo possono essere neutre dal punto di vista delle emissioni di CO2, ma sono anche tra le tecnologie disponibili più flessibili. Possono funzionare in modo efficiente con energia geotermica, fotovoltaica ed eolica, mantenendo il calore nei serbatoi di accumulo e generando energia per la casa quando è necessario – anche quando le fonti di energia rinnovabile non possono essere dispacciate.
Per quanto concerne l'idrogeno attualmente, la disponibilità di idrogeno verde – generato per elettrolisi con energia rinnovabile – è ancora molto limitata, e il suo costo è considerevolmente più alto di quello del gas fossile e dell’elettricità rinnovabile.
Una forma più comune di idrogeno è prodotta dal gas fossile – compreso quello liquefatto in arrivo dagli USA e prodotto attraverso il fracking- ma questa opzione ovviamente non aiuta a ridurre le emissioni e quindi e’ da considerarsi incompatibile con lo scenario desiderato di neutralita’ climatica.
L’idrogeno è sicuramente più prezioso in un ruolo di supporto, nell’ambito degli sforzi per decarbonizzare i settori ad alta intensità energetica, come l’industria siderurgica, dove l’elettrificazione potrebbe essere più impegnativa e soprattutto nei processi industriali dove oggi si impiega il carbone come reagente, in primis la produzione dell’acciaio.
Via via che crescono gli appelli all’azione per il clima e ci avviciniamo al punto di non ritorno, i responsabili politici avranno sempre meno tempo e spazio per fare errori. L’attenzione dovrebbe concentrarsi su soluzioni realistiche e disponibili che ci aiutino ad abbandonare del tutto i combustibili fossili.